martedì 7 aprile 2015

Paolo Dalle Piane, designer e artista degli abbinamenti dei colori

Il lavoro di Paolo Dalle Piane, un designer italiano che amo per il suo stile e la sua capacità di lavorare con i colori, mi affascina e ho pensato di intervistarlo per scoprire qualcosa di più sul suo meraviglioso mondo fatto di filati e abbinamenti.








Ciao Paolo, sono rimasta affascinata da tutte le immagini che ho visto sui social in occasione del corso che hai presentato a Lucca, che illustravano le possibilità di abbinamento per realizzare il tuo scialle Birdland Isle. Avresti voglia di raccontarci come nasce un abbinamento e che cosa t'ispira? 

Ciao Emma! grazie infinite. Mi fa davvero piacere che tu abbia apprezzato quei particolari abbinamenti perchè c'è stato un certo studio di fondo per crearli.
Quando Donna Lynne Galletta mi ha chiamato per il workshop a Luccalibri mi ha detto che voleva fare un evento tutto speciale, utilizzando i filati di Holst Garn nei colori Pantone di tendenza P/E 2015/16.
Come sai per il progetto originale di Birdland io ho utilizzato un gradient tinto e filato dal (mitico!) Elbert Espeleta, quindi mi son detto "bè,... se la Holst Garn non produce un gradient... facciamo in modo che ognuno possa crearsi quello che vuole!".
È nata in quel momento l'idea di fare gli abbinamenti fra i 10 colori Pantone, scegliendone 3 che riuscissero ad amalgamarsi fra loro nell'effetto di un gradient.
Alla fine, ho tirato fuori 10, 11 abbinamenti diversi ma poi ho deciso di tenere solo quelli più "vicini" al clima caldo (ecco l'ispirazione: semplicemente, la primavera e l'estate!) e ho dato loro un nome che li rappresentasse e ne richiamasse le atmosfere.
Il corso, oltre che sullo studio del pattern Birdland, si è basato proprio su come fare gli abbinamenti, secondo alcuni precisi criteri dettati dalla ruota dei colori. 




Lo scialle, bellissimo, nasce con l'idea dei colori e del gradient. Come hai lavorato per le soluzioni che hai proposto a Lucca? 

In realtà ho subdolamente rubato l'idea da Elbert Espeleta che ne ha avuta una geniale: offrire un alternativa al gradient tinto un filato fine la metà di quello usato in orgine in una gamma di colori diversi, perchè ognuno possa crearsi il proprio personale gradient.
La cosa fantastica del colore è proprio questa. Che puoi miscelarlo nei filati così come faresti con dei colori acrilici e un pennello! (Bè.... o quasi).
La sostanza del "Crea il tuo gradient" è che, per un effetto ottico creato dalla vicinanza di due colori, se ne forma un terzo. Quindi miscelando 3 colori (scelti con un certo criterio), puoi ottenerne 5, o addirittura 6. Il segreto nello scegliere i colori per un abbinamento è riuscire a immaginare quali sono quelli che verranno fuori dalla "miscelazione" di due di loro.
Per questo ho corredato il materiale del corso con qualche immagine della ruota dei colori. Volevo che fosse chiaro che gli abbinamenti erano solo alcune mie personali idee ma che le possibilità di combinazione sono enormi!


Per te è importante la teoria dei colori? come la usi quando lavori? 

Serve dire altro dopo le risposte qua sopra? 
Però posso aggiungere che, sì, è importantissima.
La teoria del colore, contrariamente a quanto io stesso pensavo, si applica a qualsiasi tipo di lavoro ci si appresti a fare, anche monocolore. Mo te spiego....
Anche un solo colore, solitamente, è carico di sottotoni che vanno in una direzione cromatica. Un rosso può essere freddo e avere toni bluastri oppure caldo e quindi una punta di giallo. Oppure può tendere al marrone se c'è del verde. 
Questi sottotoni "escono" molto e sono particolarmente visibili in alcuni lavori che creano zone d'ombra, come nelle trecce, le coste, la brioche stitch, nei punti che creano profondità.  Oppure sono maggiormente visibili in trasparenza e quindi meglio si adattano a un lavoro lace (pizzo)? e ancora, qual'è l'effetto di quel colore quando il pizzo lo esservo in controluce e quando in piena luce?
Noi pensiamo a un colore come a una cosa statica: una volta scelto è e resta quello. Ma spesso non teniamo in considerazione che l'occhio coglie aspetti diversi del colore (tono principale, sottono, intensità, etc...) a seconda del contesto in cui viene osservato (e quindi al tipo, all'intensità e alla quantità di luce che lo investe).
Ecco, io mi soffermo molto su questo aspetto di mutevolezza del colore...da illusionista.


A breve ci sarà un evento dedicato al Log Cabin, con Anna Maria Turchi a Firenze. I colori e gli abbinamenti sono stati importanti anche per questo progetto?

(ecco, questo dev'essere il momento della domanda tranello...)
Eccerto che sono stati importanti!
E stavolta è stato divertentissimo collaborare con Anna Maria. Praticamente, siccome non potevamo vederci per accordarsi sui colori (e dicevo prima... i colori vanno "visti"!), l'unico modo era scambiarsi alcune immagini esemplificative via mail.
Anna Maria ha fatto un primo schizzo elettronico della piastrella rossa e io l'ho seguita come cromatismi e contrasti per creare la "Log cabin Twin" ma in una variante blu.
A parte il fatto che praticamente abbiamo lavorato telepaticamente (due parole, ed eravamo già d'accordo) il bello è che quando pochi giorni fa ci siamo incontrati, i colori che scelti a distanza ci sembravano carini erano ben accostati anche visti dal vivo!
Ancora adesso non ci credo...fai te!


Una domanda personale. Quale tipo di progetto ti piace realizzare? 

Boh?
Ogni volta è un gran "boh?"
Mi piace sviluppare ciò che mi interessa in quel momento. Ogni progetto per me ha un suo filo logico, a volte una vita propria.
Adesso, per esempio, ho questa fase "modulare" (che detto così sembra una patologia psichiatrica... e forse lo è!), in cui mi interessa approfondire al massimo tutti gli aspetti e le possibili applicazioni della tecnica modulare. Ho scoperto che la si può inserire anche in contesti diversi del plaid, la tovaglia, il poncho, etc... con risultati interessanti.
Quindi, la risposta resta "boh?"! (oggi sono filosofo).


Un'ultima cosa. La foto del meraviglioso gilet, che è un esempio incredibile del tuo talento per i colori e i suoi abbinamenti.

Ecco. Giust'appunto.

Il gilet (Color Harvest, ancora da scrivere...sigh!) è stato uno dei casi in cui, quando l'ho buttato lì come schizzo nel gruppo dei Magliuomini, sono stato deriso per giorni: "attento all'effetto poltroncina '800", "caleidoscopico" e altre le amenità che mi dicevano e che invece quando ho indossato ha ricevuto molti complimenti (malfidati!).
In realtà... pure quel gilet è nato casualmente. Ho scelto i colori che mi piacevano di più proprio con lo scopo di farne un gilet, ma il progetto originale era diverso!
Cucirini Coats in quell'occasione mi mandò 200 gr. di meno di uno dei colori, che secondo il progetto iniziale doveva fare da fondo in tinta unita alle piastrelle log -cabin multicolor. Le righe anche sul davanti sono state invece solo una conseguenza indiretta di un caso fortuito perchè mancandomi il colore di fondo ho usato un po' di ognuno dei 12 colori che avevo!
Ti lascio le foto del gilet famigerato. Come vedi, stò in buona compagnia del #TipoStrano di Kate Alinari!


Ah! dienticavo. Permettimi di ringraziare Angelita Toschi, Daniela Montorfano e Il Gomitolo di Mimm per le belle foto scattate al corso (che io insegnavo, eh!)

1 commento:

  1. bravo Paolo! direi che il gilè è strepitoso! il pregio di chi vede oltre... :)

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