Quando sento parlare di lane autoctone mi
emoziono, e quando arriva il pacco, lo apro e tocco le matasse il mio cuore
si riempie di gioia e di felicità. Un filato speciale, dei colori
incredibili e una morbidezza personale. La mente inizia a visualizzare
progetti e modelli. Sono curiosa di natura, allora ho voluto fare un'intervista
a Cristina per scoprire qualcosa di più.
Grazie Cristina per aver accettato
quest'intervista, la lana della pecora Brogna mi ha veramente emozionata. E'
speciale.
La lana della pecora Brogna, dell'area del
Veronese, ha origini storiche radicate nel territorio. Avresti voglia di
raccontarci qualcosa.
Anzitutto
grazie a te Emma dell'opportunità che mi offri di far conoscere la nostra
Pecora Brogna della Lessinia. Dico nostra perché anch'io ho incominciato, da
poco più di un anno, ad allevare questa pecora autoctona della zona
prealpina alle spalle di Verona, appunto la Lessinia.
Hai
ragione quando parli di radici storiche, l'allevamento della pecora Brogna
già nel Medioevo iniziò ad avere una grande importanza, fu il Vescovo di Verona Bartolomeo
della Scala che nel 1287 favorì l'insediamento dei coloni bavaro-tirolesi (i
Cimbri) che si dedicarono al disboscamento del territorio e allo sviluppo della
pastorizia, e proprio questa fu la ricchezza degli Scaligeri e
delle nobili famiglie veronesi.
La lana
veronese in quell'epoca era famosa e rinomata in tutta Europa, con
essa si realizzavano gli allora ricercati "panni alti veronesi"
Nella
città di Verona ancor oggi possiamo visitare il quartiere dove venivano lavorate
le lane, è la parte della città compresa tra Ponte della Vittoria, Corso
Portoni Borsari e il fiume Adige dove troviamo Piazza Sgarzerie e il
capitello con l'agnello.
Quindi
mi sento di dire che Verona racconta di lana, ma pochi lo sanno.
La lana e i suoi colori. Cosa ci puoi raccontare
dei vari processi?
La mia
scelta, oltre a quella di allevare, è stata quella di lavorare la lana, nel mio
cammino ho incontrato maestre bravissime che mi hanno insegnato e continuano ad
insegnarmi il feltro, la filatura manuale, ma soprattutto la tintura
naturale che ho affiancato alla coltivazione delle tintorie.
Sto
sperimentando la coltivazione di reseda, camomilla del tintore e coreopsis,
sono tutte piante che tingono nelle varie sfumature di giallo, è straordinario
coltivare, raccogliere mano a mano i fiori, metterli a seccare e finalmente
usarli per tingere la lana. E' un processo lungo che insegna ad avere pazienza.
Altre
tintorie che sto usando sono il mallo di noce, che raccolgo quando
sono mature le noci, perché non voglio sprecarle raccogliendo il mallo verde,
anche perché le vendo ai mercati contadini di ottobre a Breonio, Gorgusello e
Molina.
Altre
tintorie che sto sperimentando, vista la fortuna che ho ad abitare in montagna,
dove posso raccoglierle facilmente, sono il castagno e l'edera, i
cui risultati, sulla lana di Brogna, li vedrò a breve.
Poi
naturalmente per i rossi uso robbia e cocciniglia, soprattutto quest’ultima
perché mi regala dei colori straordinari e mi diverto da impazzire a tirar su
dai pentoloni le matasse rosse, rosa, color vinaccia.
E per i
blu, finalmente ho incominciato ad usare l’indigo, con fruttosio e calce; con
questa tintoria sono all’inizio ho grande rispetto del tino perché è una
creatura viva che richiede molta attenzione.
Se qualcuno fosse interessato, dove può trovare
maggiori informazioni e chi può contattare?
A
momento non sono ancora organizzata con sito, ci sto lavorando, comunque ho una
mail e un profilo FB che sono: cristina@ceredo.it www.facebook.com/cristina.ferrarini.10
E non preoccupatevi se nelle foto del
profilo vedete degli alpaca e non delle pecore, perché io allevo anche alpaca
solo che ora si parla di pecore Brogne e poi per vedere i miei primi filati di
alpaca bisognerà aspettare marzo 2016.
Se invece volete informazioni
sull’Associazione per la Promozione e tutela della pecora Bronga il sito è:
Hai voglia di raccontarci qualcosa di
speciale sulla pecora Brogna e la sua lana...
Certo che ho voglia
La pecora Brogna è una razza particolarmente generosa visto che produce
latte, carne e lana; il 75% circa degli animali è allevato con il metodo biologico,
è un animale che vive prevalentemente al pascolo, anche per tutto l’anno se non
ci sono inverni particolarmente rigidi, in questo modo gli animali crescono
sani forti e i velli (cioè la lana) puliti così da facilitarne la lavorazione.
I filati che hai ricevuto sono il frutto della seconda esperienza di
lavorazione, che abbiamo fatto come associazione, ma la prima che ho seguito
direttamente insieme a Bruno Fiorio e al dott. Antonio Mauro di Prato un
ricercatore tessile, che ci ha seguito passo a passo dal lavaggio alla
filatura.
E’ stata un’esperienza che ci ha arricchito tantissimo, abbiamo avuto la
possibilità di capire le varie fasi di lavorazione, di vedere direttamente
macchinari in funzione, di valutare e decidere insieme al consulente quali potevano
essere i filati da produrre. Insomma io ho imparato tantissimo da questa
esperienza e sono veramente orgogliosa del risultato.
Adesso ci stiamo impegnando per far conoscere il più possibile questa
razza, lo scorso 22 ottobre Bruno ha fatto una presentazione della razza Brogna
al teatro Slow Food ad Expo, visto che stiamo intraprendendo la strada per il
riconoscimento di Presidio. Ogni occasione per promuoverla è importante, perché
è una razza da poco uscita dal rischio estinzione, perché è una razza autoctona
e dunque di grane valore di biodiversità, è una razza che rappresenta un territorio,
quello della Lessinia, straordinariamente bello e poi perché essere riusciti a convincere
gli allevatori ad investire sulla lana, quando fino a pochi anni fa non ne
volevano sentir parlare, significa che sta avvenendo un importante cambiamento cioè
la lana da rifiuto speciale sta finalmente ritornando ad essere una risorsa
speciale.
bella intervista, molto particolareggiata vanti con la brogna
RispondiEliminabella intervista e molto particolare,lana di pregio.
RispondiEliminaBruno Fiorio. viva la Brogna